ANNA FINOCCHIARO (INT.)

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INES TABUSSO
00lunedì 22 maggio 2006 01:16


IL MESSAGGERO
21 Maggio 2006
«Io, Finocchiaro, garanzia per il premier»
«Abbiamo dimostrato di saper reggere la coalizione. Dalla Cdl fischi scomposti»

di NINO BERTOLONI MELI

ROMA Di lei si è parlato come presidente del Senato, come ministro, finanche come capo dello Stato. Ad Anna Finocchiaro, sicilianissima di Modica, è toccato alla fine l’impegno forse più gravoso ma politicamente più importante, dirigere il gruppo dell’Ulivo al Senato frutto della fusione fra gli eletti di Ds e Margherita e forte di ben 101 parlamentari, «siamo un terzo del Senato, l’architrave della maggioranza, come il gruppo della Dc dei tempi d’oro, con altre finalità politiche, ovviamente», dice adesso con una punta di compiacimento e consapevole di stare al Senato in una terra di frontiera per la tenuta della maggioranza. Si è pure emozionata un po’, la capogruppo dell’Ulivo, al momento del debutto al dibattito sulla fiducia e lo ammette, «sì, non tanto perché fosse la prima volta, ma perché sapevo di avere la responsabilità di rappresentare un gruppo nuovo così numeroso e centrale ormai nella vita politica e parlamentare».
Presidente Finocchiaro, dirige il gruppo dal quale dipendono le sorti del governo al Senato.
«Lo so bene, la cosa non mi spaventa ma mi spinge a moltiplicare energie e impegno. Lavorerò per dare anima a questo gruppo, che non è il frutto soltanto della richiesta di unità dei nostri elettori o di relazioni tra di noi, ma deve avere identità politica e culturale nuova, quella dell’Ulivo, di un grande Ulivo».
Perché lo chiama ”grande Ulivo” e non partito democratico?
«Sono più o meno la stessa cosa. L’obiettivo è partire dal grande Ulivo per arrivare a una formazione politica più ampia».
Remore per caso sul partito democratico?
«No, nessuna. L’unica remora non è sull’obiettivo strategico ma sul modo come arrivarci. Voglio dirlo chiaro: il partito democratico non possiamo concepirlo come un’operazione solo dall’alto, illuministica, senza il coinvolgimento del nostro popolo e di altri settori della società, di personalità, dal basso e dall’alto».
Prodi può dormire sonni tranquilli al Senato, dunque?
«Il passaggio è delicato, visti i numeri assai risicati. Ma abbiamo già dimostrato di reggere, e bene. Sì, direi proprio che Prodi può stare tranquillo».
Dalle parti della Cdl sostengono l’opposto, che la fiducia è passata grazie ai senatori a vita.
«Reazioni scomposte, patetiche, di gente che non sa gestire l’alternanza e non sa farsi una ragione che ieri erano maggioranza e oggi sono opposizione. I voti dei senatori a vita non sono stati determinanti, basta fare una semplice operazione di sottrazione, ci dev’essere un freno alla propaganda, spero».
Perché i fischi del centrodestra alle teste canute dei senatori a vita?
«Un segnale di immaturità istituzionale, gravissimo per le persone cui sono state rivolte e per il merito delle parole urlate, le vogliamo ricordare? ”Corrotti”, ”necrofori” e amenità simili».
La polemica continua a trascinarsi.
«Il fatto è stato grave, una scompostezza istituzionale indecorosa. Vorrei ricordare che il governo Berlusconi ebbe il sì dei senatori a vita; e vorrei ricordare che neanche poche settimane fa gli stessi che hanno urlato in aula hanno sostenuto a spada tratta Andreotti alla presidenza del Senato. Probabilmente i senatori a vita, tutti, non hanno riscontrato nella Cdl argomenti buoni e validi per votare altrimenti».
Raccontano che è dovuta andare di persona a cercare qualche senatore dell’Ulivo assente, qualcuno forse non si rende conto dei numeri risicati?
«No, no, lo sanno tutti. Io ho l’ingrato compito di ricordarglielo a ogni momento».
Se la dovrà vedere con Schifani capogruppo di Forza Italia, un mastino.
«Non ho timori, e poi chi alza troppo la voce spesso dimostra di non avere argomenti. Dò e pretendo rispetto».
Presidente Finocchiaro, avete intavolato una trattativa con la Cdl su alcune commissioni per rasserenare il clima?
«Siamo ai primi vagiti. Mi sa che dovremo aspettare la fine della campagna elettorale amministrativa, fino ad allora il contesto non sarà dei più favorevoli».
Commissioni alla Cdl? E quali?
«All’opposizione certamente le presidenze delle commissioni di garanzia. E porrei alcuni paletti».
Quali paletti?
«La maggioranza non può rinunciare alle presidenze di Affari costituzionali, Bilancio e Comunicazioni. L’accordo dev’essere per Camera e Senato. Infine: niente trattative separate, ma tutta l’Unione tratta con tutta la Cdl».


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