SECONDA PARTE: COMM. CULTURA/SISTEMA DELLE REGOLE E DEI CONTROLLI/AUDIZIONE RAPPRESENTANTI TIFOSERIE

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INES TABUSSO
00mercoledì 7 febbraio 2007 10:00
SECONDA PARTE

XV LEGISLATURA
Commissione VII
18.
Mercoledì 20 dicembre 2006

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE RECENTI VICENDE RELATIVE AL CALCIO PROFESSIONISTICO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SISTEMA DELLE REGOLE E DEI CONTROLLI

Audizione di rappresentanti di tifoserie di squadre di serie A e B



COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA
Seduta di mercoledì 20 dicembre 2006


SEGUE DA:
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=3662



MARIO PESCANTE. Dirò diverse cose in controtendenza rispetto a quanto abbiamo ascoltato, ma questa è la democrazia. Innanzitutto vi rivolgo i miei complimenti per la capacità di sintesi che non siamo stati capaci di avere noi, e che non avrò neanche io. Avete detto cose essenziali e precise.
Non entrerò nei dettagli. Il fallo di mano, l'arbitro che non è intervenuto, la

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sentenza Bosman, sono argomenti che riguardano altre sedi. Sono questioni per le quali voi, purtroppo, pagate quotidianamente, ma sulle quali noi possiamo fare molto poco (se l'arbitro ha visto o no, se serve il sensore, eccetera), quindi parlerò d'altro.
I ringraziamenti per la vostra presenza non sono formali. I pochi che mi conoscono sanno che in passato ho fatto parte della «famiglia», e ho sempre avuto molto rispetto anche per quella sigla misteriosa - FISSC - che ogni tanto compare nello stadio Olimpico, tenuta da due persone isolate. Il mio rammarico è sempre stato quello di aver sottovalutato e mai valorizzato il vostro ruolo. Eppure ci sono alcuni episodi che ho vissuto in diretta. Non ho vissuto la vicenda di Firenze, e non so come siate riusciti a tenere la piazza calma, in una situazione in cui c'era anche qualche sospetto di ingiustizia. Ora, non voglio difendere il presidente di allora, che so non rientrare nelle vostre simpatie, ma francamente all'epoca tutto accadde per 20 miliardi di lire, e sapete bene che dopo è accaduto ben altro. Eppure ci siete riusciti.
A Torino, dove mi trovavo per le Olimpiadi, ho visto quattro imbecilli sfilare con uno striscione «Torino in B, no Olimpiadi», ma altri 10 mila sfilavano con cartelli di tipo diverso e hanno creato altre preoccupazioni. Grazie ai club, anche in quel caso, si è riusciti a mantenere un atteggiamento di grandissima civiltà.
Potrei citare il caso di Napoli, che ha vissuto le stesse vicende. Napoli ha uno stadio che contiene 60-70 mila tifosi e segue il calcio con grande passione; è una città aggrappata al calcio, anche perché noi non riusciamo a darle alternative diverse. Grazie per tutto questo.
In realtà, devo dire che c'è sempre stato un dialogo molto lontano, con la stessa Federcalcio. Lo dico perché non sarebbe male, presidente, che al termine di questo incontro partisse dalla Commissione una richiesta di preciso impegno nei confronti degli organi federali, affinché tengano conto dei suggerimenti emersi. È bellissima l'idea del tavolo permanente, ma non può essere un'iniziativa nostra. Gli organi sportivi, però, se ne possono occupare.
Io mi sono occupato di Roma, e mi dispiace che oggi non siano presenti gli amici romani e laziali - evidentemente gli effetti del derby si fanno ancora sentire, e non si sono voluti incontrare - tanto più che, essendo vicini, non avrebbero avuto problemi di viaggio. A livello locale c'è una grande collaborazione, e loro lo sanno. Tutto questo, però, a livello nazionale è dimenticato, anche quando si prendono dei provvedimenti.
Non sono d'accordo con una sola parola detta qui in ordine alla lotta alla violenza negli stadi, e ne spiegherò il motivo. Questo è un altro segno di democrazia, quindi dovete essere contenti che ci sia questo dibattito fra di noi. Credo che, purtroppo, si esca dallo sport per entrare nella politica: ciascuno tratta questi argomenti in base alla propria correttissima visione politica, per cui c'è il reazionario, il progressista, etc. Comunque, ne parlerò dopo.
Dico solo che potreste darci un contributo per sollecitare il discorso dei prezzi dei biglietti. Non è l'unico motivo per il quale gli stadi si sono svuotati, ma è comunque un motivo serio. Pagare due volte al mese il biglietto per la famiglia è un attentato al salario. Questo è un discorso che, a mio modesto avviso, deve essere fatto. Se posso permettermi di darvi un consiglio, credo che una delle ragioni della vostra mancata rappresentatività è che non avete un coordinamento nazionale, o meglio, ce l'avete, ma è molto formale. Dovreste farvi rappresentare, perché non è possibile parlare con 22 clubs di serie A, e a quel punto perché non con quelli di serie B e di serie C?
Se dico che dovreste avere un coordinamento nazionale è perché conosco molto bene la legge inglese e il contributo determinante che hanno dato i clubs è stato possibile perché essi hanno un coordinamento. Invece, in Italia molto spesso - o meglio, sempre - le norme vi piovono sulla testa e per questo non vengono rispettate, perché non tengono conto delle vostre esigenze.

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Come vedete, qui parliamo di tutto, ma negli stadi ci andate voi. Alcuni amici sono intervenuti in Parlamento sul tema della violenza negli stadi senza essere stati una sola volta a vedere una partita. Voi, però, dovete darvi una rappresentatività, perché questa è una forma assembleare e devo dare atto al presidente Folena - nonostante il fastidio, l'insofferenza che ho nei suoi confronti e il contrasto politico - di aver compiuto un atto simbolico, e non solo, molto importante. Non è mai stato fatto prima, neanche dalla precedente Commissione, e lo apprezzo moltissimo. Tuttavia, noi dobbiamo dare una risposta e, da parte vostra, dovete darvi un coordinamento nazionale, altrimenti non si risolverà il problema.
Potremmo parlare di tante cose. Ci aspettiamo da voi un discorso sui biglietti e non solo sulla sicurezza negli stadi, ma anche sulla loro comodità. Da bambino andavo in curva nord con il binocolo, ma non so come si possa vedere una partita di calcio dall'alto dello stadio Olimpico; ciò crea fastidi, costringendo la gente a cambiare posto, a scavalcare, eccetera. Ritengo che l'ospitalità degli stadi sia molto importante. Se il Governo deciderà di supportare la candidatura dell'Italia per ospitare gli Europei di calcio, credo che il primo provvedimento non sia né ampliare, né coprire gli stadi, ma renderli più ospitali. Riguardo a questo ci attenderemmo un aiuto da voi in termini di coordinamento, perché, lo ripeto, non si possono ascoltare 40 rappresentanti dei club.
Intendo ora affrontare un argomento che mi sta a cuore, in quanto uomo di sport. Come dicevo, sul discorso della violenza negli stadi non sono d'accordo con una sola parola della diagnosi che è stata fatta. Si è parlato di teste calde, ma voi dovete aiutarci a distinguere tra i criminali puri - e ce ne sono tanti - e tutto il resto dei tifosi, che non ha nulla a che vedere con quei soggetti. Confondere gli ultras o voi con gli eccessi significa non aver capito nulla.
Le prime vittime di questi atti di criminalità sono proprio coloro che vanno allo stadio e che ci vorrebbero andare, un giorno, con la fidanzata, il figlio e la famiglia, cioè voi. Dobbiamo difendere lo sport, chi va allo stadio e le tifoserie organizzate, quelle che vanno per passione, dai criminali che, vi assicuro, ci sono, e a volte hanno vesti politiche. Ho visto che allo stadio di Livorno si contrappongono due curve: da una parte si sventolano bandiere rosse (non è reato, possono farlo), dall'altra una bella effige del camerata con un fascio di due metri. Meno male che non è accaduto nulla, tranne un razzo che è entrato nel pullman.
Questo fa capire che ci sono delle forme delinquenziali, criminali, che se nella vita di tutti giorni vengono colpite, allo stadio rimangono impunite. Che significa, poi, il discorso della flagranza differita? Se una persona dà una coltellata per strada a qualcuno, e dopo due giorni lo arrestano, va in galera. La flagranza differita non serve certo per chi ha gettato un pezzo di carta.
Gli accoltellamenti, intanto, continuano a verificarsi. A Roma, nella partita con la squadra greca (o turca, non ricordo), ci sono stati tre accoltellati. Si distruggono i treni e gli autogrill, e tutto quello che sapete. Questi episodi non hanno niente a che vedere con la vostra passione, quella che chiamate fede. Sono atti di criminali. Voi potete aiutarci ad isolarli solamente se vengono varate norme molto precise, non con questo buonismo.
Qui non si vogliono criminalizzare le tifoserie o gli ultras, ma i criminali. Ce ne sono e sono molti di più di quanto si immagini. Come se non bastasse, questa persone raccolgono proseliti tra i vostri, perché un ragazzino è sempre disposto a seguire il cattivo esempio di chi commette reati ed è impunito.
Per quanto riguarda la parte del legislatore, c'è un dibattito interno in cui sono già stato perdente, con l'altra legge. A questo proposito, vi tranquillizzo: mi sono rivolto a destra e a sinistra, ma la legge sulla violenza è stata fermata trasversalmente dal partito degli avvocati, dal mio partito, e da altri. È un problema di cultura politica.

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Permettetemi di aprire una parentesi, prima di concludere. Quando si parla di cultura sportiva bisogna ricordarsi che è stata inventata in Inghilterra, dove viene insegnata a scuola. Il fenomeno degli hooligans, che è nato in Inghilterra - non in Italia, né in Spagna -, è stato abbattuto non tanto con la severità della pena, ma con la sua immediatezza. Infatti, quando si rinvia all'autorità giudiziaria - i suoi amici dell'Inter che hanno buttato il motorino dagli spalti devono essere ancora processati -, il delinquente torna tra i suoi e, come tutti i delinquenti che commettono atti violenti e impuniti, diventa un eroe.
Alla luce di questo, ribadisco l'importanza dell'immediatezza della pena, che non è stata possibile e ci si rende anche conto del motivo, visto il clima di buonismo al quale assistiamo, rispetto non agli ultras o ai tifosi dei club, ma a criminali veri e propri.
In che cosa potete aiutarci? Credo che, al di là degli aspetti sanzionatori, il vostro contributo potrebbe essere importante, ed io l'ho verificato personalmente. Se voi decidete - mi rivolgo all'amico di Firenze - che la nazionale di calcio non debba essere fischiata nella vostra città (e c'erano buoni motivi per farlo), potete riuscirci. Del resto, questo è accaduto e credo che la nazionale a Firenze non abbia mai avuto un tifo così caldo come quel giorno, ed è stato merito vostro - non nostro, né delle televisioni -, dall'inizio alla fine. Tra l'altro, si è trattato di una partita disgraziata, perché io avrei fischiato dopo dieci minuti.
Vogliamo fare l'esempio di Roma e Lazio? Hanno deciso, per motivi non nobili - devo dirlo con grande sincerità, perché ci sono stati arresti, e in questo caso non c'entra la violenza -, che non ci dovessero essere sconti.
Ho finito, presidente. Lei mi fa sempre parlare per ultimo...

PRESIDENTE. Ha parlato più di tutti gli altri. Gli ultimi sono i primi...

MARIO PESCANTE. Meno della collega Luxuria, che tuttavia parla in maniera così affascinante che anch'io la ascolto volentieri, e infatti non l'ho interrotta.
Come dicevo, per Roma e Lazio è stata presa una decisione e non si è mossa una foglia nello stadio. Mi chiedo come possiamo utilizzare voi, che siete organizzati e avete una passione genuina, per instaurare un rapporto. Qui occorrono le vostre proposte. Per esempio, si potrebbero far incontrare gli ultras con i campioni?
Ho sentito che c'è qualcuno che collabora con una radio privata, che io ascolto per cultura personale. Secondo me, anche quello strumento potrebbe essere utile per avere un rapporto con le tifoserie che non riuscite a controllare, per evitare che accadano queste vicende - che ho definito criminali - che trovano negli stadi, purtroppo, degli emulatori.
Vi chiedo se avete altre idee. Sono d'accordo con quello che avete detto, per esempio, sulle televisioni. Anche alla RAI spesso assistiamo a trasmissioni che sono un focolaio di risse, che dunque non ci aiutano, mentre le televisioni private forse potrebbero essere utili.
Vorrei domandarvi come concretizzare questo incontro e, a titolo personale, vi chiederei una nota scritta.
Concludo con una considerazione sul decreto Pisanu. Io, che pure ho votato a favore, non sono affatto convinto che la nominatività dei biglietti serva a qualcosa. In Inghilterra questa norma può essere applicata perché lo spettatore non si muove dal suo sedile. Ma la curva nord o sud dello stadio Olimpico assomigliano a un girone dantesco: chi entra nello stadio si siede dove vuole; il biglietto nominativo, perciò, non serve a nulla.
Potrebbe essere utile una vostra proposta, per questo vi chiedo una nota scritta. Del resto, alcuni provvedimenti magari sono giusti, ma vengono applicati male, proprio perché non vi hanno interpellato. Se lo avessero fatto, avreste potuto spiegare che in questo modo si diminuisce solo l'affluenza agli stadi, che chi continua ad andarci non si siede dove dovrebbe, e via dicendo.
Concludo insistendo con la mia raccomandazione affinché vi diate un coordinamento nazionale per rendere utile il

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rapporto, non con noi, ma con le istituzioni. Altrimenti, il discorso non procede.
Grazie, presidente, per la sua pazienza, come al solito.

PRESIDENTE. Io le do la parola, collega Pescante, quando lei si iscrive. Rispetto rigorosamente l'ordine di iscrizione. Lei intende sempre concludere le nostre discussioni e a noi fa piacere, perché è un vero maestro per quanto riguarda le questioni dello sport. Debbo altresì constatare che la divisione in questa Commissione non è tra chi è a favore della violenza o inneggia agli sciagurati che picchiano o che portano simboli inaccettabili negli stadi, e chi si comporta diversamente, ma è sui modi attraverso cui si combatte la violenza.
Lei ha tenuto un'orazione di un quarto d'ora a favore del decreto Pisanu e poi negli ultimi 30 secondi ne ha smontato il principio cardine, dicendo che i biglietti nominativi non servono. La discussione fra noi riguarda il fatto che questo decreto è stato inefficace, ad oggi, non per colpa sua o del Governo, ma perché, probabilmente, le azioni che dobbiamo mettere in campo per la lotta alla violenza e alle logiche che la producono devono portare ad attività di polizia, di natura repressiva, ma anche a un forte lavoro sulla sicurezza degli impianti, sulla loro organizzazione, e via dicendo. So che lei condivide quanto affermo.

MARIO PESCANTE. Una piccola inesattezza, presidente. Le norme di sicurezza non sono nel decreto Pisanu, il quale fa seguito ad un'altra legge che, modestamente, porta la mia firma e riguarda alcuni aspetti. Quello che lei dice è relativo ad una legge di un anno fa, che non ha niente a che vedere con il decreto Pisanu.

PRESIDENTE. Collega Pescante, quello che voglio dire è che i nostri stessi amici delle tifoserie ci confermano che non vengono applicate le norme di legge. È evidente che tutti chiudono non uno, ma tutti e due gli occhi, la domenica negli stadi, altrimenti il campionato non si potrebbe svolgere. Anche il collega Barbieri lo ha denunciato. Questo è un grosso problema, per il quale io non ho una soluzione facile. Non dico che si debba prendere il decreto e buttarlo via, ma che uno dei temi su cui bisognerebbe tornare a discutere è come intervenire per dotarci di stadi moderni e sicuri, in cui siano banditi episodi di violenza, affinché anche le famiglie possano recarvisi.
Condivido la proposta che lei ha fatto nel corso del suo intervento: se le associazioni dei tifosi potessero darsi una forma di coordinamento - rivitalizzando ciò che già esiste o trovando un modo di essere rappresentati -, questa loro rappresentanza avrebbe una funzione enorme (in rapporto al ministero dell'interno, al Parlamento, al capo della polizia, alla Federazione giuoco calcio, alla Lega). Se, invece, siete polverizzati, divisi e frantumati, i risultati non arriveranno. Del resto, io e gli uffici siamo testimoni diretti della difficoltà di realizzare questa audizione.
Vorremmo che il soggetto tifoseria non si esprimesse solo nel momento in cui viene fatto il decreto di emergenza; vi fu un'assemblea degli ultras a Palazzo Marini, due anni fa, e in quel momento la tifoseria si è espressa, ma solo in risposta a un decreto. Sarebbe un fatto estremamente positivo se, in modo ordinario, noi riconoscessimo che, nel mondo del calcio, i rappresentanti dei tifosi debbano avere una loro funzione.
Noi abbiamo inteso, con questa audizione, realizzare questo obiettivo. A dimostrazione del fatto che non ci sono atteggiamenti da «sceriffi» da una parte e «buonisti» dall'altra, devo dire che mi offende, come tifoso appassionato di calcio - ho una fede calcistica e difendo il fatto che si possa usare il termine «fede» quando si parla di sport e di politica - vedere striscioni di un certo tipo, anche se non si tratta di violenza fisica.
Tengo molto alla squadra per cui tifo - l'Inter, lo sanno tutti - e vedere ancora una volta ricomparire, in direzione di un giocatore di colore come Zoro (domenica scorsa) uno stupido, idiota striscione, mi porta a pensare che le società di calcio

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(adesso parlo della mia, ma il discorso riguarda tutte le società) e le associazioni dei tifosi debbano, su questo terreno, intervenire per portare a un cambiamento.
Queste immagini, purtroppo, fanno il giro del mondo - le svastiche, le violenze anche verbali, non solo fisiche - e non onorano il calcio italiano che, invece, è in cima al mondo. Siamo i campioni del mondo, e questo lo si deve anche al lavoro che voi, come tifoserie, svolgete.
Do ora la parola ai rappresentanti delle tifoserie qui presenti per la replica.

GIOVANNI LONARDI, Vicepresidente del centro di coordinamento Chievo-Verona. Voglio ringraziare, naturalmente, l'onorevole Rusconi che ha parlato della nostra piccola realtà e della nostra favola. Non vogliamo essere una favola, ma la testimonianza perenne di quello che può essere fatto anche con pochi mezzi, in una realtà di questo genere. Per quanto riguarda la tifoseria, evidentemente voi non conoscete il lavoro che noi stiamo facendo. È vero che ci dobbiamo coordinare, ma voi ci dovreste aiutare a farlo, per il semplice fatto che questa è una trasferta che noi facciamo volentieri, come ne facciamo tante altre per seguire la nostra squadra.
È importante essere vicini ai tifosi, al di là di situazioni che potrebbero sfociare nella violenza dei criminali - è un problema di sicurezza, non di tifoseria -, che noi contribuiremo ad isolare. La mia è una società in cui la violenza non è presente e non sapremmo nemmeno come esprimerla, non tanto per il numero di tifosi, ma per la nostra storia e per la nostra realtà. Vogliamo, comunque, essere testimoni del fatto che si può fare calcio e tifoseria senza violenza.
Mi permetta di risponderle, onorevole Barbieri. Probabilmente allo stadio lei non ci va molto spesso, per il semplice fatto che noi, che abbiamo dato testimonianza di essere dei tifosi che non hanno mai dato problemi alle forze dell'ordine e alle altre squadre, siamo trattati da criminali. Il decreto Pisanu ci ha messo in grande difficoltà, con la preparazione degli elenchi. Noi lo facciamo, naturalmente, ma poi andiamo negli stadi e veniamo confinati in spicchi così miserabili che - vi assicuro - diventa davvero irritante fare una trasferta fino a Messina e magari non riuscire nemmeno a vedere la partita, per come è strutturato lo stadio.
La nostra società ci ha portato in Inghilterra, dove siamo andati in trasferta per due anni di seguito, e dove siamo stati trattati come ospiti. Abbiamo visto la partita con le altre tifoserie: ognuno tifava per la propria squadra e non ci siamo assolutamente sbeffeggiati, perché non lo sappiamo fare.
Vorrei lanciare una proposta, una provocazione. Non perché siamo più bravi degli altri o perché siamo di una cultura diversa - siamo appena arrivati in questo mondo - ma vi chiedo di usarci come simbolo. Anziché in una curva come quella di Marassi, da cui assolutamente non si vede la partita, portateci in uno spicchio della tribuna, dove finalmente daremo prova di quello che siamo capaci di fare. Gli steward li gestiremo noi con la tifoseria della Sampdoria, con cui non abbiamo problemi (per la verità, non abbiamo problemi con nessuna tifoseria), per dimostrare che non è vero che non sappiamo essere corretti e che non sappiamo tenere a bada i soggetti «estremi» della nostra tifoseria.
Aiutateci a portare avanti un lavoro insieme.

PIETRO VUTURO, Rappresentante del gruppo storico ultras viola-Fiorentina. Porto l'esperienza di Firenze non perché sia un'isola felice, ma perché, come dicevo prima, ci stiamo attrezzando per cercare di risolvere i problemi.
La mia breve replica vuole essere un monito e avanzare una proposta. La proposta riguarda il modo in cui ci stiamo muovendo a Firenze. Molto spesso abbiamo incontri con la società, con la quale abbiamo deciso che tutte le multe che vengono risparmiate saranno devolute in beneficenza.
Abbiamo assunto una decisione molto sofferta, che ha creato anche scontri fra di noi e che riguarda il progetto curva Fiesole.

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Chi si macchia di atteggiamenti che non sono consoni o, ancora peggio, commette atti contro la legge, se ne assume in prima persona la responsabilità e viene automaticamente espulso dal club di appartenenza. Quand'anche facesse parte del club di curva Fiesole o curva Ferrovia, immediatamente questo signore viene allontanato.
Vengo al monito. Ho sentito parlare di vigilanza privata da parte delle società. Attenzione, il rischio che si corre è di creare delle lobby all'interno delle società e, ancora peggio, connivenze abbastanza strane. A Firenze, in questo momento, è in corso un dibattito proprio su questo tema (i vigilanti sarebbero riconosciuti dalla società, e noi, come tifosi di curva, sapremmo chi sono). Stiamo molto attenti ai rapporti fra giocatori e tifoserie, perché anche questo è un terreno minato. Può sembrare un discorso banale, ma non lo è.
Quello che è accaduto domenica a Livorno non è un episodio «innocente»: l'esultanza non era assolutamente così verginale nelle intenzioni, come non lo era la reazione. Non discuto su chi abbia torto o ragione. Dico solo che l'episodio era stato studiato e, non a caso, quel giocatore ha esultato sotto la curva del Livorno. Trovo che questo sia molto più grave del ragazzino che commette una sciocchezza allo stadio. Quei due signori hanno qualche miliardo di ingaggio, e mi fermo qui, ma potrei richiamare tanti altri episodi.
A Firenze stiamo facendo in modo che solo pochi rappresentanti eletti dai club - parlo sempre di curve - vadano nelle radio private. Diversamente, si rischia di determinare quel tam-tam che si verifica in altre realtà, dove tutti dicono tutto e nessuno si assume la responsabilità di quello che viene detto. Solo i capi tifosi o le persone elette democraticamente all'interno dei club della curva Fiesole sono delegati a parlare nelle radio private. Questo è un inizio. Ci stiamo provando, nonostante i conflitti che si creano anche fra di noi.
Onorevole Pescante, apprezzo molto la sua chiarezza espositiva, anche se nei contenuti possiamo essere in disaccordo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE EMERENZIO BARBIERI

PIETRO VUTURO, Rappresentante del gruppo storico ultras viola-Fiorentina. La conosciamo come un grande galantuomo, onorevole Pescante. Detto da noi è un riconoscimento...

MARIO PESCANTE. Lo scandisca bene qua dentro perché non è molto riconosciuto...

PIETRO VUTURO, Rappresentante del gruppo storico ultras viola-Fiorentina. Poi possiamo discutere sui contenuti, ma questo è indiscutibile.
Quanto al coordinamento, noi abbiamo qualche problema, perché esistono fra noi anime completamente diverse. Secondo me, questo può rappresentare uno step successivo. Prima di tutto dovremmo trovare nuovamente una collaborazione molto più «adulta» tra il tifo di curva, i club aderenti alla FISSC e i centri di coordinamento. A Firenze la collaborazione nasce perché c'è un rapporto personale di stima reciproca con il presidente del centro di coordinamento.
Una medicina potrebbe essere, da parte vostra - anche prevedendo incentivi, ad esempio pagando il biglietto del treno -, incontrare lo zoccolo duro delle tifoserie. Vi avviso che non sarà facile, perché dietro ci sono molte logiche.
Vi chiedo di fare attenzione anche al discorso del merchandising, intorno al quale girano parecchi soldi. I signori che sono stati arrestati a Roma fatturavano 2 milioni 600 mila euro l'anno, ed è improbabile che si trattasse solo di magliette e cappellini.
Credo che anche di questo il Governo debba occuparsi.

PRESIDENTE. Se tutti coloro che hanno parlato nella prima tornata intendono riprendere nuovamente la parola, raccomanderei loro di essere assolutamente sintetici. Vi ricordo che avremmo dovuto chiudere questa audizione entro le ore 11,30.

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FAUSTO SALA, Direttore responsabile del centro di coordinamento Inter club. Accolgo volentieri l'invito dell'onorevole Barbieri. Stentavo quasi a credere alle mie orecchie ascoltando la conclusione del presidente Folena dopo l'intervento dell'onorevole Pescante.
Ha ragione, la sigla FISSC è un po' misteriosa. Prendo atto del fatto che l'onorevole Pescante ha riconosciuto di aver sottovalutato e mai valorizzato, quando ricopriva il ruolo di presidente del CONI, questa associazione.
Il coordinamento nazionale esiste dal 1970. Come può confermare l'amico Capitanio, che ha molti più anni di militanza rispetto ai miei, venivamo consultati, ci sedevamo al tavolo con gli organi federali, ai tempi dell'organizzazione dei treni speciali e in altre determinate situazioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRO FOLENA

FAUSTO SALA, Direttore responsabile del centro di coordinamento Inter club. Sentire oggi concludere quest'audizione con il vostro impegno affinché gli organi federali tengano presente chi vive quotidianamente le vicende del calcio non può che riempirmi, e riempirci tutti, di soddisfazione. Diceva l'onorevole Pescante che molte persone intervengono e parlano di problemi senza mai essere entrate in un impianto sportivo. Questa è la cosa che maggiormente ci ha dato da pensare rispetto al decreto di cui parlavamo prima.
Ringrazio per l'invito e mi auguro che questo impegno sia portato avanti nelle sedi più opportune.

MARIO PESCANTE. In sua assenza, presidente Folena, l'amico fiorentino ha affermato: «la conosciamo come un galantuomo», riferendosi al sottoscritto. Forse, dovremmo metterlo a verbale...!

GIAMPIERO SIRICA, Addetto stampa dell'associazione italiana Napoli Club. Sarò brevissimo, perché ho solo un piccolo consiglio da dare. Se vogliamo davvero evitare che pochi stupidi diventino degli eroi all'interno di gruppi violenti, a mio avviso bisogna assolutamente rimuovere dalla giustizia sportiva la vecchia norma della responsabilità oggettiva per le società di calcio. È una norma ormai superata, che non giova a nessuno e che, allo stato attuale, non ha alcun valore.

DAVID BELLI, Vicepresidente del centro di coordinamento Toro club-Torino. In primo luogo, vi faccio una proposta: anziché far uscire per ultime dagli stadi le tifoserie ospiti, si potrebbe invertire l'ordine, anche perché si immagina che la tifoseria della squadra di casa sia più numerosa. A mio avviso, questa potrebbe essere un'idea per migliorare il servizio d'ordine.
In secondo luogo, quanto al coordinamento nazionale - idea ottima, alla quale sicuramente lavoreremo -, ricordo che alcuni anni fa ci furono due marce di tifosi, una a Roma e una a Milano. Partecipai alla marcia che si svolse a Roma e non successe nulla, nonostante una provocazione da parte delle forze dell'ordine. Questo è sintomo di maturità da parte degli ultras. Addirittura io marciavo insieme ai tifosi della Juventus e l'indomani ci sarebbe stato il derby. Insomma, se si vuole, i risultati si possono ottenere.
Inoltre, il centro coordinamento, i gruppi organizzati del Torino e il Torino FC 1906 stanno lavorando per abbattere le barriere dello stadio, per essere vicini al campo di gioco, e questo avverrà nei prossimi giorni.
Spesso guardiamo a quello che ci divide e facciamo fatica a guadare quello che ci unisce, in questo caso lo sport.

ALESSANDRO CAPITANIO, Presidente dell'Associazione italiana Milan clubs. Prima di tutto vi ringrazio ancora per l'invito. Allo stadio di San Siro stanno lavorando moltissimo e stanno realizzando delle cose eccezionali, come diceva l'onorevole Pescante. Con gli ultras abbiamo buoni rapporti di collaborazione, anche in trasferta.
Concludo ricordando uno spiacevole episodio: domenica l'Atalanta - mi dispiace

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per gli amici tifosi della squadra - è andata a Roma. Con la squadra c'erano due agenti della questura, che sono stati picchiati anche loro dalla polizia di Roma.

PRESIDENTE. Vi ringrazio molto. Ne approfitto per fare gli auguri di Natale e delle festività a tutte le tifoserie e a tutto il mondo del calcio. Questi sono momenti che possono favorire ulteriormente il dialogo e una riflessione sulle questioni importanti, sui beni comuni che dobbiamo tutelare.
Nel ringraziare nuovamente i rappresentanti delle tifoserie, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,45.




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