TUTTI DA ANNUZZA DOMANI SERA?

CORRIERE DELLA SERA
4 ottobre 2005

IL CASO/ Colombo: evitare la sua trasmissione. Diliberto e Salvi: è solo moralismo. Di Pietro: ci vado, ma mi turo il naso
Il salotto tv di Anna La Rosa divide l’opposizione

MILANO - La domanda aleggia ancora nell’aria: è giusto, per i politici di sinistra, partecipare alle trasmissioni di Anna La Rosa? Marco Travaglio e Norma Rangeri sabato scorso, al convegno organizzato da MicroM ega , l’hanno posta a Lilli Gruber, contestandole una sua partecipazione proprio da La Rosa. L’eurodeputata dell’Ulivo ha cercato di giustificarsi - «non mi invitano mai da nessuna parte, non potevo rifiutare» -, però intanto il caso è scoppiato, con un dividersi tra «annalarosisti» ed «anti-annalarosisti». Perché per tutta l’area girotondina, Anna La Rosa e Bruno Vespa sono quanto di peggio ci sia adesso nella televisione pubblica. Di qui, l’invito a non andare alle loro trasmissioni. Invito che, a dire il vero, già altri in passato hanno lanciato. Giuliano Amato , ad esempio, quando disse a l’Unità : più contatti con i movimenti, e basta comparsate a «Porta a Porta». Ma anche Furio Colombo , editorialista sempre de l’Unità , ha dichiarato tempo fa che da Vespa non sarebbe mai andato. E interpellato oggi, ribadisce il concetto anche per quanto riguarda Anna La Rosa: «La sua è una trasmissione di regime, e quindi non ci andrei mai. Il problema di La Rosa e Vespa non è che sono schierati, ma che fingono di non esserlo. E poiché lo sono, è meglio non andarci. Non è un caso che sia io sia Giuliano Amato siamo tra i pochi ad aver espresso questo dissenso. Forse perché entrambi abbiamo ben presenti i talk-show americani, dove gli intervistatori o sono fieramente schierati, o invece sono imparziali davvero. E allora, in questo caso, fanno sempre quella fatidica seconda domanda, così temuta da tutti i politici».
Ci va, invece, da Anna La Rosa, il leader dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto . Che spiega: «In un’era di faziosità dell’informazione, avere la possibilità di esprimere le proprie opinioni in tv è un fatto positivo. Io sono a mio agio nelle trasmissioni di Anna La Rosa, basta farsi rispettare. Nei girotondini ci sono alcune punte di esagerazione. Perché il vecchio vizio di certa sinistra è ricercare la purezza totale, il Santo Graal». Sulla stessa linea anche Cesare Salvi , dei Ds: «Quello di Anna La Rosa è un programma dove almeno invitano tutti, perché non ci si dovrebbe andare? Almeno non fa una selezione preventiva. La verità è che non mi appassionano certi dibattiti oziosi».
Antonio Di Pietro contro Anna La Rosa ha presentato un ricorso al garante per le telecomunicazioni. Motivo? «Non ci ha mai invitato, come Italia dei Valori, pur essendo alla guida di una trasmissione del servizio pubblico. Ora però è stata costretta a fare marcia indietro, e forse apparirò la prossima settimana». Ma il leader di Italia dei Valori ci andrà turandosi il naso: «È come passare sotto le forche caudine: lo fai perché ci sei costretto. Facciamo politica, abbiamo tutti bisogno di visibilità. Ma è chiaro che ne farei volentieri a meno. Il problema, semmai, è a monte: se La Rosa ha i titoli per fare quel che fa». Si tura il naso anche Titti De Simone , deputata di Rifondazione: «Purtroppo nessuno di noi si può rifiutare di andare. Ma certo bisognerebbe discutere sulla qualità dei conduttori. La Rosa, Vespa... i telespettatori meriterebbero di meglio».
Katia Bellillo , ex ministro delle Pari Opportunità, da Vespa invece non va più. Così come da La Rosa: «La verità è che non mi hanno più chiamato da quando non sono al governo. Tutti vanno da La Rosa perché ha saputo costruire relazioni umane molto forti. Ma io credo che un politico, se ritiene che un conduttore non è imparziale, deve avere il coraggio di dire no». E Marco Rizzo (Pdci) mette in guardia da «falsi moralismi»: «Bisogna andare anche in trasmissioni come quella di Anna La Rosa: basta saper difendere le proprie idee».

Angela Frenda